Fine settimana con vista Caraibi 

Anche il tempo a Medellín giunge al termine e come è volato in fretta il tempo. 

Ho passato molte ore in compagnia dei due ragazzi incontrati il primo giorno e, ora che sono partiti anche loro in direzione sud, ritorno a viaggiare da sola. Devo ammettere che mi ero abituata alla loro compagnia e ritornare per conto proprio è un po’ difficile.

Per l’ennesima volta metto lo zaino in spalla e mi appresto a lasciare un luogo. 
Questa volta “imbroglio” un po’ e non prendo l’autobus. Il tragitto da Medellín a Cartagena si stima duri circa quattordici ore ma ormai abbiamo capito l’antifona, che quattordici le ore non lo sono mai. Siccome la Colombia ha molti voli low cost, se il costo è più o meno simile a quello del bus non mi faccio molte pare e prendo l’aereo. 
Arrivo alla stazione degli autobus di Medellín da cui partono i taxi collettivi, ossia normalissimi taxi che aspettano di occupare tutti i posti prima di partire per una stessa meta. 
Percorriamo una superstrada che si snoda tra le colline che abbracciano Medellín e vediamo la città nella sua versione più bella, dall’alto . Mi godo l’aria fresca che entra dal finestrino e il calore del sole di questo luogo che è in perenne primavera tarda, dove non serve mai il giubbotto ma non si muore mai dal caldo. 

Il tassista forse si crede un campione di Formula 1 e corriamo a rotta di collo verso l’aereoporto, arrivando molto prima di quello che avevo previsto. 
Perdo del tempo in aereoporto dato che sono arrivata troppo in anticipo e quando finalmente ci stiamo quasi per imbarcare ci informano che l’aereo è in ritardo di un ora causa guasto delle luci della pista a Cartagena. Se mai prenderò un mezzo di trasporto in Colombia che parta o arrivi puntuale rimarrò scioccata. 
Il volo dura 47 minuti e mentre voliamo alla nostra sinistra possiamo ammirare un incredibile tempesta di tuoni, un fenomeno che non avevo mai visto da così in alto. 

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Atterriamo a Cartagena che sono le otto di sera. 

Sembra umida solo a vederla

Esco dalla porta dell’aereo e mi sembra di essere stata gettata in una pentola di acqua calda. 

Nonostante il sole sia calato da un paio d’ore il calore è ancora molto acuto e, peggio di tutto, l’umidità è alle stelle. 

Solo durante la camminata tra l’aereo e l’aereoporto, un paio di minuti neanche, comincio a sudare e ciuffi di capelli mi si arricciano istantaneamente. 
Si aprono le porte di vetro del terminal e entriamo in una cella frigorifera, mancano solo i pinguini. Mentre il corpo prova ad abituarsi allo shock termico arriva lo zaino ed è ora di uscire. 
Aspetto il taxi autorizzato dell’aereoporto nel forno dell’aria aperta e mi viene la pelle d’oca dal freddo quando entro nel taxi. Il tassista non dice una parola per tutto il tragitto e non mi saluta nemmeno quando mi scarica davanti all’ostello. 
Entro nel mio dormitorio e faccio amicizia con l’unica compagna di stanza, una simpatica venezuelana di Maracaibo che vive a Bogotá. Mi invita a mangiare fuori con lei e il suo amico messicano e passiamo una bella serata nel quartiere di Getsemani a parlare di vita e viaggi sorseggiando una birra michelada, una birra che viene servita con dell’abbondante succo di limone e il cui bicchiere viene bordato di sale. 
Sono sollevata al pensiero che il nostro dormitorio ha l’aria condizionata che si accende tutte le sere dalle otto, senza non riuscirei a sopravvivere.
Mi sveglio senza fretta perché il walking tour a cui mi sono iscritta comincia solo alle dieci e mezza. Mi godo la colazione a bordo piscina ( Eh si, queste notti pago leggermente di più ma ho pensato che se devo avere a che fare con un clima così ostico almeno mi tratto bene) e comincio già a sudare. Non sono nemmeno le nove e ci sono già trenta gradi , col solito 500% di umidità. Mi chiedo come si faccia a vivere così! 

Mi presento al punto di incontro per il tour, aspetto mentre sudo copiosamente ma non si presenta nessuno. Nonostante la conferma sono stata lasciata a piedi! 
Dopo la brutta sorpresa non demordo e vado a fare un giro di perlustrazione per conto mio. 


Cartagena è senza dubbio bellissima. Il centro storico mantiene il suo carattere coloniale e le vecchie mura che lo cingono ricordano in tutto per tutto una vera e propria città caraibica come da immaginario. Sembra sia finta da quanto è perfetta!





Gli edifici sono coloratissimi e ristrutturati in maniera raffinata, ogni balcone è rigoglioso in maniera esagerata e ogni dettaglio è curato. 





È la prima volta in Colombia che sono in un posto che è chiaramente turistico e questo influenza la mia opinione di Cartagena nel bene e nel male. 

Queste guave erano così mature che quando mi sono passate affianco hanno lasciato la scia di profumo


Se da una parte la sua bellezza è innegabile e non penso che un viaggio in Colombia sarebbe completo senza includere questa città, dall’altra mi dispiace tornare ad essere in un posto in cui la separazione tra i locali e i gringos è sentita e diventare di nuovo una fonte di soldi ambulante per chi mi vede. Dopo aver passato quasi una settimana e mezza in Tierra Paisa, dove tutti sono eccessivamente cordiali e felici di averti attorno, essere tornati ad essere visti come i turisti scomodi rattrista un po’.

 Inoltre la prima impressione è che la gente non sia così simpatica com’era più a sud, ma non si se siano così con tutti o solo con noi “ di fuori” . 

Mentre nelle altre località trovavo addirittura a fatica delle cartoline o dei souvenir Cartagena sembra attrezzatissima per allettare i visitatori con ogni sorta di gadget firmato Colombia, e il centro storico pullula di eleganti hotel e bei locali. Il costo dei ristoranti qui è decisamente più alto rispetto agli altri posti in cui sono stata. 

Mango mango mango



E il caldo… il caldo è insopportabile. Una signora in un negozio mi dice che oggi si sta pure benino, molto meglio dei giorni scorsi, io penso che se adesso si sta bene non oso immaginare quando si sta male! 
Ma come dicevo, nonostante le tante cose negative Cartagena è di una bellezza innegabile. 

L’antico e il nuovo

Ciò che mi affascina della città è il suo carattere caraibico, sono innegabilmente in un posto ben diverso rispetto a ciò che ho visitato fino ad ora.




 Questa Colombia non finisce di stupirmi: dalle Ande, alla terra dei “ cowboy”, alla città dall’eterna primavera, alla fitta giungla dell’Amazzonia ( che questa volta non ho tempo di visitare ma che esiste), città coloniali fino al puri Caraibi non c’è tema che questo paese non scopra, c’è davvero qualcosa per tutti. 
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Il giro di avanscoperta per Cartagena mi mette un po’ in ansia. Qualche giorno fa ho prenotato un volo che da Cartagena mi riporterà a Bogotá e l’unico volo col prezzo accessibile era il martedì. Questo significa che ho circa sei giorni qui e per quanto la città sia molto bella, per quel che riguarda i miei interessi capisco di avere un po’ troppo tempo a disposizione quassù. 
Il clima non mi piace, non sono tipa da spiaggia ne da feste fino all’alba e la parte di Cartagena che mi interessa di più, la parte storica, dopo qualche giorno di visita si è esaurita. Altre località d’interesse, come la penisola della Guajira o San Basilio de PAlenque, un paese abitato esclusivamente da afrodiscendenti che osservano ancora le tradizioni dei propri avi o perfino la zona di Santa Marta, terra d’ispirazione del libro che sto leggendo ora , Cent’anni di solitudine ( Perché Gabriel García Márquez era originario di queste zone), si trovano tutte troppo lontane e mi ci vorrebbero ben più giorni dei sei , ormai cinque, che mi rimangono. A peggiorare la situazione sembra che ci stiamo immettendo in un periodo di piogge. 
Provo a guardare online per spostare il volo e, dopo un po’ di ricerca, trovo il modo di spostare il volo la domenica con un sovrapprezzo di trenta euro. In un viaggio così lungo si cerca sempre di mantenere sotto controllo le spese e avrei dovuto saperlo che sei giorno a Cartagena per me erano un po’ troppi, però è inutile rimuginarci troppo e soprattutto non vedo perché dovrei stare in un posto in cui non ho voglia di stare, soprattutto se per cambiare ci rimetto solo trenta euro. 

Col cuore in pace ora mi organizzo per esplorare al meglio Cartagena e zone limitrofe nel poco tempo che mi rimane, e sotto sotto non vedo l’ora di tornare al clima più mite di Bogotà. 

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