Lima tra cultura e abbuffate 

Lima: non piaci a tutti, e di certo anche te hai i tuoi quartieri brutti, ma me piaci tanto. Si è vero, sto sempre nei quartieri più affluenti e turistici ( leggi pure i più sicuri) come Miraflores e Barranco, ma qui mi piaci. Ci sono così tanti bei posticini, ci sono così tante cose da fare, c’è così tanto buon cibo! E hai questo bel lungomare su cui rilassarsi….!
Oggi ho deciso di visitare il museo più famoso di Lima, il Museo Larco, dedicato alle culture preispaniche. Forse avrei dovuto visitarlo prima di fare il mio giro per il Perù, o forse così, alla fine, è un po’ coronare quello che ho imparato in giro per il paese. 


Con circa 8 euro si ha accesso a un bellissimo edificio spagnolo del 18esimo secolo in cui viene esposta un’importante collezione di pezzi d’arte preispanica proveniente da tutte le civiltà più importanti che hanno abitato il Perù da tempo immemore. 


Al visitatore viene ben delineata la storia di questi popoli e le caratteristiche dei più importanti. 

A nord, all’alba di tutto, troviamo la civiltà dei Mochica. Essi sono la prima civiltà del nord a sviluppare un’unità politica poderosa e ad avere dignitari e capi regionali. Essi erano di religione monoteistica ed erano buoni ingegneri, lo sappiamo perché abbiamo ritrovato sistemi di irrigazione molto avanzato. Oltre a ciò erano ceramisti e scultori eccellenti. 

Rappresentazione in tessuto della cultura Mochica del rituale di sepoltura

Qualcosa successe ai Mochica, non sappiamo esattamente cosa ma come molte civiltà peruviane la sua fine può essere concisa col fenomeno del Niño, queso fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’oceano del Pacifico in media ogni cinque anni e che può provocare inondazioni sulla costa ma anche siccità nell’interno. La civiltà dei Mochica entra quindi in crisi e comincia ad adottare modelli culturali della cultura finì ad allora loro opponente, gli Huari, originari delle montagne. Da questa mistura di culture nascono gli Stati di Lambayeque e Chimù, e col tempo l’ultima di queste finisce per fagocitare la prima e diventare un grande impero costale per circa 500 anni. Verranno battuti solo dagli Inca, poco prima dell’arrivo degli spagnoli in Sudamerica.

Bicchieri cerimoniali Lambayeque in oro, rame e argento
Copricapo cerimoniale Chimú in oro

Nel Centro troviamo principalmente la civiltà di Lima, che abitava proprio la zona dell’attuale capitale. Ci sono ancora una serie di siti archeologici proprio in centro città. Essi erano abili ceramisti e costruirono avanzati canali per rendere produttivo il deserto in cui vivevano. Oltre ai Lima c’erano molti altri stati in competizione l’uno con l’altro, che finiranno per fondersi l’uno con l’altro è formare la cultura Chancay. 
Al sud, una delle regioni più aride del Perù, troviamo culture ingegnose e molto sofisticate costrette a utilizzare il poco territorio coltivabile disponibile attraverso l’utilizzo di acque sotterranee. 

Tra le più importanti ricordiamo la civiltà dei Paracas, conosciuti per le loro doti tessili e le elaborate sepolture che presentano mummie eccezionalmente conservate. Successivamente troviamo i Nazca, così esperti in acquedotti sotterranei integrati a sistemi di riserve acquifere per irrigare la terra che mi stupisce solo al pensare il loro attuale territorio che ho avuto modo di vedere, puro deserto arido. Oltre che per gli acquedotti sotterranei e le linee, i Nazca erano conosciuti per le loro ceramiche caratterizzate da un’arte astratta e colori ad oggi vividissimi. 

Vaso prodotto dalla cultura Nasca

Anche se quasi quasi boliviani, non si può non nominare la civiltà di Tihuanaco o Tiwanacu, padroni del Titicaca e per molti versi i veri precursori degli Inca, di sicuro chi insegna loro a lavorare la pietra in tale maniera sopraffina. 

Ci sono pure gli Huari, che abbiamo nominato prima come gli ” invasori” dei Mochica nella costa nord, che si sviluppano parallelamente ai Tihuanaco. Essi creano grandi centri urbani, sono abili scultori e tessitori. Verso il 600 d.C si riversano sulle coste mischiandosi con varie altre culture costiere, come abbiamo visto nella nascita dei Chimu. Essi ” creano” anche una nuova cultura di mistura chiamata Chincha, conosciuti come commercianti e navigatori, finiscono conquistati dagli Inca. 
Questa è solo una brevissima ricostruzione delle civiltà e gli imperi che hanno vissuto in Perù, ed è per provare a darvi un’idea della vastità della storia peruviana e quante cose sono avvenute per migliaia di anni ben prima che imperi come quello spagnolo e Inca si imponessero su queste terre. 

Un Khipu originale, uno strumento utilizzato dagli Inca per registrare dati. Non sappiamo bene come funzioni ne come leggerlo, ma questo potrebbe essere il metodo di scrittura della civiltà Inca, una serie di nodi su varie cordicelle.

Il Museo Larco non è molto grande ma ha pezzi di tutto rispetto. Dopo dare spiegazioni sulle singole civiltà che ho precedentemente nominato passa a dedicare una sala intera a dei temi comuni a tutti queste civiltà, traendo comparazioni e differenze. 
C’è la sala dei sacrifici, in cui si spiega che molte di queste culture compivano sacrifici per gli dei attraverso il combattimento di specie di gladiatori o di persone appositamente selezionate. 

A destra coltelli utilizzati per tagliare la gola dei condannati, a sinistra crani trapanati di cui parlerò tra poco

La sala della metallurgia fa riflettere sul l’importanza dei metalli preziosi in un mondo in cui di materiali che emettevano suono se toccati e che erano così luminosi alla luce del sole erano considerati quasi sovrannaturali, e quindi preziosissimi. Essi non vennero mai usati in termini monetari e economici, venivano riservati per le cose che queste culture ritenevano più importanti, ossia i riti religiosi. Colui che lavorava questi metalli era molto rinomato perché trasformava il materiale prezioso in cose belle, sacre e utili. 

La sala della musica e della danza contiene oggetti utilizzati nelle cerimonie rituali in cui queste civiltà si connettevano con i propri dei e la natura circostante.

Infine la sala dei vestiti e adorni illustra come per la classe alta di tutti questi popoli fosse importante mostrate il proprio status all’interno della società, e per farlo non c’era niente di meglio che sfoggiarlo con tessuti e metalli preziosi. Essi utilizzavano oggetti in oro, argento e altri metalli preziosi ma anche pietre e conchiglie. 



Si ricorda l’importanza dell’argento, che nell’antico Perù era importante tanto quanto l’oro. Questo perché , a differenza dell’oro che è possibile trovare puro e metallico in natura, l’argento si trova in stato minerale, confuso in masse polimetalliche. Richiede più abilità e competenze tecniche per la sua trasformazione in oggetti. In Perù, i Chimu sono i primi a lavorarlo in maniera sofisticata. 

Orecchini di produzione Chimu, così come i copricapi e le decorazioni precedenti. Comincia ad essere chiaro perché rimpiango un pochino di non essere andata un po’ più a nord, nella città di Trujillo, dove si trova l’antica capitale dei Chimu , Chan Chan???

C’è anche una piccola sezione dedicata alla pratica di trapanazione e deformazione dei brani. La prima veniva usata come pratica chirurgica da varie culture, Inca inclusi che la ereditano da civiltà precedenti, e serviva a eliminare ematomi o ritirare parti di ossa del cranio fratturato in combattimento. Nonostante certi buchi enormi ancora oggi visibili, una buona percentuale degli operati sopravviveva! La deformazione cranica era invece, come nell’antico Egitto, una pratica usuale tra i membri di alto rango, che stringevano i crani in formazione dei neonati fino a dar loro una forma allungata che andrà a denotare per tutta la vita dell’individuo un’appartenza ai ranghi più importanti. 




Finita l’interessante visita mi godo un po’ il bel giardino del museo e, siccome non c’è molto da fare nel vicinato, ritorno a Miraflores perché c’ho fame. 
Mi perdo nel Mercado del Surquillo, che ho scoperto ne esistono due e io avevo esplorato solo il primo. Anche il secondo mercato è scarno di souvenir e maglioni di alpaca e interamente dedicato a veri oggetti per la casa ma soprattutto al cibo, in forma di ingrediente di bella qualità e ben esposto e in versione cibo pronto, cucinato da sapienti mani. Trovo un sacco di posticini ma già da ieri mi attira uno stand nel mercato numero uno, e siccome si trova poco lontano mi affretto ad andarci che sono già quasi le tre e ho paura che non mi servano più.

Scene di vita a Surquillo
Avvistati al Mercado n2 del Surquillo: CAUSA RELLENA, uno dei piatti più limeños. Sostanzialmente un pure di patate con succo di lime e pasta di peperoncino ají Amarillo, viene tipicamente condito con pollo, tonno in scatola, pesce misto e avocado. Sempre accompagnato con della maionese, è una buona soluzione per il pranzo.

Arrivo e la sezione dei ” ristoranti” è ancora piena e ben funzionante. 

Mi siedo in uno stand chiamato La Patarashkita che serve ” comoda de la selva” , ossia cibo tipico della regione dell’Amazzonia peruviano. Mi faccio convincere dal brioso cameriere/chef di provare un piatto chiamato Juane, riso condito con un’erba chiamata sacha culantro e pollo organico con olive, il tutto cotto dentro a una foglia di platano. Mi permetto anche un succo di un frutto amazzonico chiamato Cocona, che non riconoscerei mai in versione intera ma che finisce molto presto. 

Juane e succo di Cocona. Comida de la selva!

Il Juane arriva in tutta la sua gloria, poco elegante ma tutto gusto e me lo pappo alla velocità della luce. Solo verso la fine mi accorgo che posso aggiungerci anche una salsina un po’ piccantina e un po’ aspra che mi presentano a lato e che se accompagna benissimo col piatto. Sono contenta di aver avuto l’opportunità di provare qualcosa di tipicamente peruviano ma di una zona in cui purtroppo non ho avuto modo di mettere piede, e a malincuore rinuncio al dolce che chiamano ” Elvis Charapa” , il loro tributo amazzonico a Elvis che era conosciuto per la sua banana split e che qui invece da il nome a una banana amazzonica fritta che presentano con burro di arachidi e una specie di sciroppo ricavato dal seme del cacao. 

Il resto del menù, per chi vuole sbirciare

Ormai lo avete capito, a Lima di mangia parecchio e si mangia bene! La scelta è infinita e l’unico limite sono il tempo e, probabilmente, i soldi.

La sera non faccio molto altro, vado a spuntarmi un po’ i capelli in un parrucchiere vicino e nonostante sia sabato sera mi limito a un giretto per il parco Kennedy, quello coi gatti randagi, che oggi ospita tutti i suoi gatti più molte famiglie, giovani amici e coppiette che passeggiano e chiacchierano tranquillamente. 
Una Lima che piace sempre di più.

Col proprietario assopito e la telenovela in sottofondo

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